Legno | Lën | Holz
Contemporaneità e tradizione si fondono nella mostra collettiva “Legno | Lën | Holz” curata da G.Lorenzoni presso la Galleria Civica di Trento, annessa al Mart. Si tratta del primo museo italiano a dedicare una mostra esclusivamente alla scultura lignea contemporanea. In essa viene presentata l’opera di quindici artisti attualmente attivi, ma di diverse generazioni, che condividono le medesime radici geografiche e culturali: Livio Conta, Giorgio Conta, Fabiano de Martin Topranin, Aaron Demetz, Gehard Demetz, Peter Demetz, Arnold Holzknecht, Walter Moroder, Hermann Josef Runggaldier, Andreas Senoner, Peter Senoner, Matthias Sieff, Adolf Vallazza, Willy Verginer, Bruno Walpoth. Sono infatti artisti provenienti tutti dalla Val Gardena, dove hanno anche appreso le fondamenta della loro arte. L’arte dell’intaglio del legno è una tradizione che ha origini lontane nel tempo, secondo alcune fonti addirittura nel 1600, nelle lunghe notti invernali nelle quali le comunità montane, una volta adempiuti gli ineludibili doveri della sussistenza, potevano dedicarsi ai tentativi di dar forma ai propri pensieri ed alle proprie impressioni a partire da quella materia viva (ed indispensabile per la vita) che è il legno. Tornando al presente, la mostra della Galleria Civica di Trento si concentra selettivamente solo sulla scultura di figura umana di altezza reale. Una precisa delimitazione di un campo d’indagine potenzialmente vastissimo, che rivela l’urgenza condivisa e sempre attuale di esplorare lo spazio del corpo ma anche delle dinamiche di rapporto fra il singolo individualità-corporeità e la dimensione dell’Altro. Negli spazi della galleria si delinea un vero e proprio percorso segnato da presenze umane che interagiscono comunicando empaticamente con il visitatore. Ad una prima lettura non vi sono le matasse della teoresi da dipanare, ma solo la biologica e fluida attivazione di un meccanismo ormai noto a tutti come “specchio”: l’avvertire in noi il senso del movimento di un’altra presenza umana, sia essa di carne o di legno. Oltre a questo costante immedesimarsi negli sguardi, nelle azioni e nelle movenze delle figure lignee, ciò che risalta è anche la varietà di linguaggi espressivi. Le differenti personalità artistiche degli autori affiorano senza alcuno sforzo di osservazione. Già dal primo ambiente della galleria facciamo esperienza di questa multiformità espressiva: da una parte la fanciulla di Willy Verginer, opera del 2015 dal titolo “Komm Lieber Mai und mache….”, lavoro dal “tratto scultoreo” preciso, quasi ai confini dell’iperrealismo, attenuato però dal verde brillante che ricopre il volto e parzialmente il braccio del soggetto. Il braccio è la linea che guida il movimento della figura, dal cumulo indistinto di resti e rifiuti allo slancio speranzoso di una bambina. Incontriamo poi figure che sembrano sorgere direttamente dal legno grezzo, quasi come se fossero state ritrovate così in un bosco alpino. E’ il caso dell’opera Senza Titolo (2009) di Aron Demetz: un uomo scolpito nei suoi tratti essenziali, nudo, con i segni dello scalpello evidenti sul suo corpo, emerge con spontaneità da un ceppo di legno. Un uomo in profonda comunione con la natura, che base da essa e trae continuamente linfa vitale da essa e che soffre 2con essa, come mostrano quelle lacrime di resina che scorrono sul suo volto. Proseguendo ancora, ci imbattiamo nell’elaborazione pittorica della scultura di Walter Moroder e della silhouette Rises che gioca con il più estremo dei contrasti, fra luce e ombra, bianco e nero. Ma non è solo la materia pittorica a fondersi e confondersi con il legno, gli artisti fanno dialogare il legno con altri inconsueti materiali. E’ il caso di Rebirth (2017), opera di Andreas Senoner. Un corpo disteso ma non accasciato, sollevato da una leggera flessione del torso che sembra esser proprio l’impulso per riconquistare la posizione eretta, aiutato e sostenuto da ali che non sono protesi esterne al corpo, bensì sono parte integrante di esso, come una seconda pelle. Incontriamo ancora la maternità ariosa di Arnold Holzknecht (“Figura”, 2008) e gli esperimenti sulla fallacia della nostra percezione di Peter Demetz (“The Perception”,2017) ed altre opere ancora , dalle forme molteplici e dai richiami persino esotici o primitivi, in un flusso labirintico difficile da ripercorrere dettagliatamente. Rimandiamo invece al lettore l’esperienza di addentrarsi in quel labirinto, di interrogarsi sul sé e sull’altro perdendosi in uno spazio temporale al confine fra presente e passato.
Legno | Lën | Holz. Un itinerario nella scultura contemporanea A cura di Gabriele Lorenzoni Galleria Civica di Trento 02/06/2017 – 17/09/2017